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Le Cronache di Ansorac - Volume Uno - RECENSIONE

Premessa numero uno: spero di aver messo la copertina giusta! XD
Premessa numero due (seria questa volta): in questa recensione cercherò di andare un po' più nel dettaglio sul lato tecnico. Ho parlato con l'editor e la casa editrice, e le osservazioni che farò spero possano aiutare su altri lavori magari.
Premessa numero tre: mi hanno detto che non sono brava a fare complimenti, quindi mi sforzerò di avere un'aria più - complimentosa - quando faccio complimenti! XD

Ma andiamoooooooo!


LE CRONACHE DI ANSORAC - VOLUME UNO

Autore: Marko D'Abbruzzi





TRAMA (senza spoiler)

Ci troviamo in un universo fantasy molto vario e colorato, dove stregoni e uomini tigre convivono con navi volanti, immensi grattacieli e laboratori.
Attraverso le vicende di vari personaggi, assistiamo - impotenti quanto lo sono i protagonisti - alla discesa del mondo di Ansorac in una tirannia sempre più terribile. Con una chiesa onnipresente e fanatica e una multinazionale che ha di fatto in mano l'economia dell'intero mondo, governanti e popoli interi sono ridotti a pedine di un piano ancora oscuro ma che non promette nulla di buono.
Tuttavia, non tutto sembra perduto, perché ci sono ancora degli eroi - alcuni consapevoli di esserlo, altri meno - che possono restituire alle genti di Ansorac la libertà che non si rendono conto di aver ormai perduto...


COSA MI È PIACIUTO

(sorridi, sorridi! Sii entusiasta! Fai la faccia entusiasta se no poi l'autore si deprime >_< )
Allora........ Non sono brava con il fare i complimenti perché mi sento troppo sentimentale, ma ci provo: apprezzate per lo meno il tentativo.

Ansorac ha prima di tutto una caratteristica fondamentale, ma meno comune di quanto si pensi - ti fa venire voglia di continuare a leggerlo. Sembra banale, ma è forse la cosa più difficile da ottenere quando scrivi una storia, perché non è qualcosa che dipenda da parametri oggettivi e facilmente spiegabili.
Pur con i suoi difetti, questo primo volume mi ha catturato, facendomi venire voglia di continuare la lettura. Saranno i personaggi? Saranno le navi volanti? Non lo so. Sta di fatto che mi ha preso.
Un'altra cosa che mi è piaciuta molto è proprio l'ambientazione. Ansorac è un mondo ricco, pieno di idee divertenti, di razze diverse e citazioni al mondo nerd che strapperanno più di un sorriso: un universo ben delineato ma che non si prende mai troppo sul serio. Con un pochino più di cura nel descrivere il funzionamento delle varie organizzazioni, sarebbe stato ancora meglio, ma comunque il risultato è interessante. I personaggi non veleggiano in un imprecisato mondo fantasy generico, ma sono ancorati a una realtà ben delineata, con chiari punti fissi e con una "tecnologia" sufficientemente spiegata e credibile in quel contesto.
I dialoghi, poi, a parte qualche piccolo intoppo, sono credibili e non danno quella fastidiosa sensazione di vedere qualcuno recitare una parte che ho trovato in altri libri.
Ansorac è un mondo vivo - e questo è credo uno di complimenti più grandi che si possano fare a un autore fantasy.


COSA NON MI È PIACIUTO

Ansorac Volume Uno si pone - senza forse rendersene conto - degli obiettivi difficilissimi: delineare una cospirazione mondiale senza farne capire né troppo né troppo poco e porre come uno degli elementi più importanti duelli magici.
Mentre il primo obiettivo è più o meno raggiunto in modo accettabile, il secondo è davvero da rivedere.
In un libro, rendere bene dei duelli è di per sé estremamente difficile per la mancanza di una componente visiva che renda immediatamente comprensibile cosa caspita succede: anche nel migliore dei casi, è facile perdere l'attenzione del lettore nella descrizione di uno scontro. Il problema di Ansorac è che gli scontri sono troppi, troppo lunghi e tutti molto simili tra loro: dopo i primi due, inizia a subentrare un senso di noia e di voglia di saltare direttamente al risultato - tanto le dinamiche son sempre quelle. E purtroppo questo va in combo con un altro dei peggiori difetti di questo testo - la ripetitività proprio a livello stilistico: i combattimenti sono tutti simili E descritti quasi con le stesse parole o frasi formulari che si ripetono. Dopo un po', non ne puoi più di leggerli. I colpi vengono SEMPRE "sciabolati" (che sia un pugno, un calcio, un'ascia a due mani di peluche non cambia), i mezzi-animali ruggiscono SEMPRE in modo possente e così via. Questo purtroppo aggrava di molto il senso di ripetitività della cosa.
Per esempio, secondo me, sarebbe stato molto carino differenziare di più gli stili delle varie "scuole" di combattimento, in modo da rendere l'azione più varia.

Il secondo grosso difetto di Ansorac è proprio lo stile. L'autore secondo me si è molto impegnato per rendere il suo modo di raccontare evocativo e poetico, ma purtroppo il risultato non sempre premia lo sforzo. Le parole sono un'arma potente, che può elevare un testo al cielo o distruggerlo in un solo errore, e spesso questo romanzo è vittima proprio di un uso incauto di questa potentissima arma. Quando si usa una parola di cui non si padroneggia benissimo il significato in un contesto sbagliato si passa dall'abbellire una frase allo strappare un sorriso al lettore.
Faccio un esempio. "Protrarre la mano verso": dal contesto, capisco che l'autore voleva semplicemente dire "allunga la mano", magari in modo più figo, ma "protrarre" non si usa con questo senso e suona malissimo. E di cose del genere purtroppo il libro è pieno.
Poi c'è appunto il ripetere ossessivo gli stessi termini. Sinceramente, c'è un limite a quante volte in uno stesso testo posso leggere "morbido", "possente", "sciabolare" e "avvampare". Così come la struttura VERBO+AGGETTIVO/AVVERBIO va bene ogni tanto, ma non usata magari quattro, cinque volte di seguito nella stessa pagina! Ci sono pezzi che sono un continuo di "esplose furibonda", "calò pressante", "si sciolse gocciolante" una dietro l'altra!
Rimanendo in tema di aggettivi, poi, abbiamo lo stesso problema: troppi e tutti uguali. E soprattutto vaghi. Tantissimi aggettivi in realtà non servono a nulla e non lasciano niente al lettore. Dire che un luogo è "morbidamente arredato" in pratica cosa vuol dire? Che impressione lascia nel lettore? È una finta descrizione, perché non mi stai facendo immaginare niente. Dimmi che è giallo, che l'armadio è a forma di cuore, che è pieno di poster di mezzetigri nude! "Morbido" non mi dice nulla. Sono un tipo di aggettivi che andrebbe ridotto il più possibile, perché nella maggior parte dei casi sono inutili. Se un personaggio porta un completo da sera, dire che è "elegante" è un di più. Mi rendo conto sia un duro lavoro, ma in un testo ogni parola va ponderata attentamente, in base alla sua utilità e al suo senso, e tagliata senza pietà se non serve. Non devono esistere parole inutili. Non esiste nemmeno una virgola inutile in un romanzo. 



IN SINTESI

Autore, gambe in spalla e sistema la tua saga!!!! Che io non mi accontento di darti una sufficienza striminzita: voglio il massimo che puoi fare.
E questo, diciamocelo, non è certo il massimo che puoi fare.

Commenti

  1. Dai tuoi pro ero esaltatissimo e mi aspettavo tantissimo!
    Poi ho letto i contro... e ahia... so che lo stile mi risulterà mooolto pesante... T-T

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono i miei stessi sentimenti in realtà! XD
      Da una parte mi esaltavo perché l'ambientazione mi piaceva, dall'altra bestemmiavo e lanciavo in giro (no, ok, non letteralmente) il lettore e-reader.
      Comunque la CE è giovane e ha tempo di "farsi": leggerò anche i prossimi dove spero abbiano sistemato alcuni dei problemi. ^^

      Elimina
    2. Lo spero anch'io!
      Tra l'altro li conoscerò dal vivo al prossimo cartoomics, non vedo l'ora! =D

      Elimina
  2. Glub. E tu stai per recensire il mio romanzo...
    ...dove ho messo le valige?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E dove credi di andare? Io sono come l'occhio di Sauron

      Elimina

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