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Gli Eredi di Atlas - RECENSIONE

Visto che il Diavolo non è cattivo come lo dipingono, metterò subito fine alla sofferenza della povera Veronika: il libro mi è piaciuto quindi stai tranquilla! XD

GLI EREDI DI ATLAS

Autore: Veronika Santiago





TRAMA

(spoiler free)
I belli vincono sempre.
No, ok, non è questa la trama vera.
Quattro giovani, molto diversi ma accomunati tutti dall'essere in qualche modo "diversi" dagli altri, si ritroveranno condotti con l'inganno in una misteriosa isola. Lì, scopriranno di essere molto più di quanto hanno sempre pensato, e dovranno fare i conti con ricordi di un tempo antico, bellissimo e terribili.
Tra incomprensioni, dubbi e visioni bellissime e terrificanti, i nostri eroi dovranno essere pronti per una terribile guerra ormai alle porte.

GIUDIZIO

Sono molto combattuta. E credo che il risultato sarà una recensione abbastanza confusa: spero che almeno verso la fine il cerchio si chiuda e tutto inizi ad avere un senso.
Atlas (mio personale nickname per il libro XD) è in tutto - dallo stile alla storia - un insieme di cose molto belle e cose che lo sono meno.
Sentendomi in vena poetica, lo definirei il libro delle possibilità.
Lo stile alterna attimi estremamente belli a cadute su un linguaggio più colloquiale che provocano in me notevoli bestemmie a confronto con i pezzi belli a cui accennavo. La trama a sua volta alterna intuizioni folgoranti con svarioni in stile romanzo per ragazzini/cartone animato. Ed è un continuo, dall'inizio alla fine. Un momento esulto, e l'attimo dopo lancio il mio lettore ebook piangendo.
Facendo una media, è un buon romanzo.
MA mi arrabbio perché poteva essere un romanzo ottimo e non semplicemente buono. 

Una cosa soprattutto ha per me penalizzato Atlas, e su questa mi voglio soffermare - per sadico piacere ma anche nella speranza che serva.

Prima di tutto, una necessaria premessa, anzi due:
1) i deliri che seguiranno non vogliono essere delle accuse da cui l'autore deve difendersi, ma dei consigli da persona esterna per migliorare qualcosa che ha già di base un ottimo potenziale.
2) sì, l'immagine di Sailor Moon ha un senso, lo giuro!
Ma ora basta con tutte queste smancerie e cominciamo!
Il problema grosso - l'unico in realtà problema davvero grosso - di questo romanzo sono i personaggi.
Per spiegare la situazione, mi servirò ora di qualcosa che ho appena inventato e che ho deciso di chiamare "Il Paradigma di Sailor Moon". Perché a tutti piace Usagi/Sailor Moon? E no, non iniziate con "ma a me faceva cagare"/"io ero innamorato di Ami" e varie ed eventuali: non ci interessa. Per il momento fate finta che vi piaccia Sailor Moon, ok?




Cos'è che fa appassionare le persone a Usagi e spinge legioni di marmocchie - e cosplayer - a comprare scettri di plastica rosa? Usagi è la reincarnazione di una mitica principessa dagli immensi poteri, destinata a diventare in futuro regina di tutta la Terra - e oltre - e a sposare uno dei pochi uomini che sopravvivono a più di una stagione dell'anime. A dispetto di tutti questi super poteri, del lignaggio e dell'incredibile futuro che le si prospetta, Usagi è di fatto una persona abbastanza normale - anzi, forse è proprio la ragazzina normale per eccellenza! Non è una povera orfanella, né vittima di genitori crudeli che non capiscono le sue incredibili doti: ha un fratello che la sfotte sempre e due genitori che sono in tutto e per tutto genitori normalissimi, irritanti nella media della maggior parte degli esponenti della loro difficile - e non remunerata - professione. Ha degli amici altrettanto normali, con cui sparla di ragazzi e star della televisione. E non solo vive in un contesto del tutto comune, ma anche lei stessa non pare proprio avere la stoffa di un essere divino: va male a scuola perché è pigra e non proprio una cima; ha hobby piuttosto frivoli e tende ad avere la lacrima fin troppo facile; inoltre le basta anche solo intravedere un ragazzo carino per non capire più niente. Tutti questi dettagli rendono Sailor Moon/Usagi una persona reale, una che potrebbe benissimo essere una tua amica o una tua collega di lavoro. Le sue reazioni e il come reagisce alla miriade di cose assurde che le capitano è poi coerente col suo mondo e il suo modo di fare. Quindi, finisci per farti catturare dalle sue vicende e per sentirla quasi come una persona conosciuta.
Il problema di Atlas (sì, c'era un senso a tutto il pippone che vi ho appena fatto) è proprio questo: i personaggi non riescono mai a prendere vita. Sembra che la trama li plasmi per le sue esigenze, più che essere loro a reagire - ognuno con il proprio carattere - agli eventi: hanno spesso reazioni che non hanno alcun senso se non quello di far procedere la storia in una direzione precisa, mentre determinate caratteristiche della lor personalità sembrano emergere dal nulla, sempre per doveri di trama.
I problemi iniziano dal "mondo" - definiamolo così - di questi personaggi.
Torniamo per un momento a Usagi. Sappiamo che ha una famiglia normale, un fratello fortunatamente un po' più sveglio di lei, una migliore amica e un innamorato (poco) segreto che viene costantemente friendzonato. I protagonisti di Atlas invece soffrono tutti della terribile Sindrome di Candy Candy: orfani o per qualche motivo indesiderati a casa. Tutti e quattro. Ma va bene. Nessuno dei quattro ha amici. Nessuno li cerca. MAI. Di fatto, già il vivere in una specie di limbo grigio non aiuta molto a caratterizzarli o ad attirare l'attenzione del lettore. A questo si aggiungono poi decisioni che sembrano quasi imposte a forza dall'autore e non reazioni coerenti dei personaggi.
Prendiamo ad esempio il povero Dean. L'autrice, da un certo punto in poi, pare decidere che Dean è "quello vigliacco". Tutti i personaggi iniziano a ripeterlo, e lui stesso se lo dice da solo in più di un'occasione. Il problema è che nulla nel suo comportamento spiega per quale motivo gli altri debbano pensare questo di lui. Vi giuro, sono arrivata alla fine senza mai capire cosa abbia fatto questo disgraziato per occupare l'ambitissimo ruolo di quello un po' sfigato della situazione.
Poi abbiamo, un po' alla Zoolander, i due Belli Belli in Modo Assurdo. Sono quelli a cui tutto riesce facile, perché - perché sì, sostanzialmente. Perché la bellezza è potere. Il loro unico difetto è che sono i belli e dannati del gruppo. Che non è un vero difetto, ma significa semplicemente che ogni tanto ricorderanno al lettore che anche i fighi di dio come loro hanno una vita complicata, che loro hanno un oscuro segreto di cui non possono parlare e via dicendo. In fondo, signori, diciamoci la verità: la bellezza è una responsabilità.
E' tutto finto, posticcio. Di Aisha sappiamo una sola cosa all'inizio: il suo grande sogno di sfondare nel mondo della musica, che l'ha portata persino ad andarsene di casa giovanissima. Viene attirata sull'isola con un finto provino e, quando finalmente la verità viene a galla, la reazione è sostanzialmente un "vabbeeeeh, volemise bbbbene!! Biscotti e vino e allegria" E del suo incredibile sogno non sentiremo mai più parlare per tutto il resto del libro.
Poi, per inciso, non so voi, ma io al posto loro ero nascosta dietro un armadio, con un coltello in una mano e il cellulare per chiamare la polizia nell'altro.
E so già cosa mi verrà risposto! Ne sono sicura. "Eh, ma nel libro n. X capirai perché ecc ecc" ERRORE. Io Lettore Medio non aspetterò di leggere uno o due libri interi: se i protagonisti mi risultano scialbi, probabilmente non ci arriverò mai al fantomatico libro in cui ogni cosa avrà un senso.

In definitiva, un libro che potrebbe innalzarsi alto nel cielo, ma che viene trascinato a terra da zavorre che si potrebbero tagliare facilmente.
Su, autore, non costringermi a venir là io col macete!

PRO
-trama affascinante
-immagini molto poetiche
-un sacco di possibilità affascinanti per il futuro

CONTRO
-personaggi poco interessanti
-dialoghi non sempre all'altezza

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